Fretless – The Wrath of Riffson l’ho conosciuto così: in un video “a caso” su YouTube, uno di quei collage di “migliori indie in arrivo nel 2025” che guardi senza aspettarti troppo. Non conoscevo nulla del gioco, ma quell’idea di un RPG “musicale” mi aveva intrigato. L’ho messo in wishlist su Steam e, poco dopo, me ne sono quasi scordato.
Fino a qualche giorno prima dell’uscita, quando un amico mi scrive: “Questo devi giocarlo, sembra fatto per te”. In un attimo mi è tornato in mente, con tutto il fascino della sua premessa a base di chitarre, mostri e rock. Poco dopo aver ricevuto la key, non ho perso tempo: installato su Steam Deck e, nel giro di due sessioni, l’ho praticamente divorato.
Quello che ho trovato è un’avventura breve ma densissima, dove le carte sono riff, i colpi si suonano a tempo, e ogni schermata trasuda amore per la musica. Un mix tra RPG a turni e ritmo che non pensavo potesse funzionare così bene.
Indice
ToggleFretless – Sviluppo e Personalità Coinvolte
Dietro a Fretless – The Wrath of Riffson non c’è un grande studio, ma un piccolo gruppo di persone che ha messo insieme competenze, passioni e un’idea insolita: trasformare la musica in un’avventura a turni. Il progetto nasce dall’incontro tra Jeff Linville, sviluppatore indipendente con un debole per i GDR e per la sperimentazione, e Rob Scallon, musicista e content creator noto per il suo stile chitarristico eclettico e per i video che spaziano dal metal al folk.
L’idea prende forma quasi otto anni fa, inizialmente come un esperimento tra amici, e cresce lentamente fino a diventare un titolo completo. Linville e Scallon coinvolgono Ritual Studios, un micro-team composto da pochi membri chiave: tra loro David Anderson (co-fondatore e ingegnere tecnico) e Connor Smith (lead artist). Tutti condividono un doppio background – da gamer e da musicisti – che diventa la bussola creativa del progetto.

La svolta arriva quando entra in scena Playdigious Originals, etichetta indie del publisher francese Playdigious, che sceglie proprio Fretless come primo titolo della nuova linea. Questo porta supporto logistico e visibilità, con demo mostrate in eventi come il PAX East 2024 e un’uscita pianificata su più piattaforme.
A dare ulteriore personalità al gioco è la colonna sonora corale: oltre alle musiche di Rob Scallon e del compositore Jeff Jennings (con il gruppo Dovetail), troviamo contributi di nomi noti della scena musicale online, come Davie504, Andrew Huang, Yvette Young, Cult of Luna, Ola Englund, Rabea Massaad, Mary Spender e Northlane. Non semplici cameo: ognuno porta un brano o un tocco unico, rendendo la OST un mosaico di generi e stili.
Il risultato è un gioco che non solo parla di musica, ma è stato costruito da chi la musica la vive ogni giorno, in studio o sul palco. Una fusione tra sviluppo indie e creatività musicale che si percepisce in ogni schermata, nota e dialogo.
Trama e Atmosfera
La trama di Fretless – The Wrath of Riffson è un pretesto spassoso per mettere in moto il viaggio: nei panni di Rob (alter ego digitale di Rob Scallon) dobbiamo salvare la musica da Rick Riffson, tirannico CEO della malvagia Super Metal Records. Il suo piano? Usare un finto concorso, la Battle of the Bands, per attirare i migliori musicisti e imprigionarli con contratti… letteralmente vincolanti.
Non c’è spazio per intrighi complessi o colpi di scena drammatici: Fretless punta a far sorridere e a tenere alto il ritmo, più che a costruire una saga epica. I dialoghi sono infarciti di giochi di parole musicali, le situazioni hanno la logica di un videoclip rock un po’ fuori di testa, e i personaggi secondari entrano ed escono di scena senza troppe formalità. In un eventuale seguito sarebbe interessante vedere il team osare di più sul lato narrativo… o magari no, se vorranno restare fedeli a questa leggerezza.
L’atmosfera è quella di un’avventura on the road strampalata, con biomi che vanno dalla cittadina costiera alla montagna innevata, passando per paludi illuminate da funghi e foreste piene di strumenti viventi. Il design dei nemici – tra tamburi corazzati, piatti volanti e bassi antropomorfi – contribuisce a dare una personalità unica a ogni incontro.
È una scrittura leggera, a volte volutamente dad joke, che riesce comunque a mantenere coerenza interna e a strappare un sorriso costante. Non troverete monologhi alla Final Fantasy, ma se l’idea di un funghetto percussionista chiamato “percushroom” vi strappa un sorriso, siete nel posto giusto.
ChatGPT ha detto:
Gameplay
Struttura e Progressione
Fretless – The Wrath of Riffson è un RPG a turni con un’impostazione piuttosto lineare. La campagna principale dura in media 6-8 ore, con un percorso scandito da zone ben distinte: città, aree naturali, dungeon e boss fight. Non c’è un vero open world e le deviazioni sono limitate, ma esplorando si possono trovare collezionabili, riff aggiuntivi per il mazzo e qualche boss opzionale con ricompense speciali.
Ogni area è ricca di tocchi interattivi – pontili che risuonano come xilofoni, fiori che tintinnano al passaggio – che rendono piacevole anche una semplice passeggiata. È presente il viaggio rapido tra le aree già visitate, utile per tornare a negozi o completare piccole sfide lasciate indietro.
La durata mi è sembrata proporzionata al prezzo e al tipo di esperienza. È vero, alla fine resta la voglia di “un altro giro” e magari di più varietà di nemici e scenari. Ma più che un limite, per me è il segno che Fretless funziona: ti fa venir voglia di restare sul palco ancora un po’.
Sistema di Combattimento
Qui sta il cuore del gioco. Fretless fonde deck-building strategico e ritmo musicale in un’unica formula. Non ci sono comandi “attacca” o “magia”: ogni azione è una carta-riff che Rob può suonare in battaglia.
All’inizio si parte con la chitarra acustica, ma presto si sbloccano quattro strumenti principali:
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Chitarra acustica: bilanciata, adatta alle prime ore.
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Basso: accumula uno “Slap meter” per colpi potenziati.
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Synth: applica status alterati (FX) ai nemici per poi sfruttarli con attacchi sinergici.
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Chitarra elettrica a otto corde: stile ad alto rischio/ricompensa, con mosse che consumano punti vita e perfino la possibilità di evocare alleati.
Ogni strumento cambia il tipo di carte disponibili e lo stile di gioco. Il mazzo si può personalizzare con fino a 16 carte equipaggiate, pescandone 6 per turno e combinandone fino a 3 in sequenza per creare combo. Alcune carte infliggono danni diretti, altre applicano buff/debuff, altre ancora permettono di proteggersi o curarsi.
La particolarità è che ogni carta richiede di premere un tasto a tempo con la musica per massimizzare l’effetto. Ci sono indicatori sia visivi sia sonori, e le finestre di timing sono abbastanza generose da non penalizzare chi non ha un orecchio allenato. Per chi vuole, esistono anche opzioni di accessibilità per automatizzare questi input.
Caricando l’indicatore di Crescendo, si può scatenare una mossa finale: un vero assolo interattivo in stile Guitar Hero, con note da colpire a ritmo che riempiono lo schermo.
Non ci sono armature o spade, ma una liuteria completa di parti intercambiabili: pickup, set di corde, ponti, pedali effetti. Ogni modifica influisce su statistiche e abilità passive.
Questa libertà permette di creare build peculiari: un synth da status stacking, un basso “tank” che assorbe colpi a tempo di slap, una chitarra a otto corde configurata per massimizzare i colpi rischiosi.
Esperienza su Steam Deck
Ho giocato Fretless – The Wrath of Riffson interamente su Steam Deck, e l’esperienza è stata praticamente priva di intoppi. La grafica in pixel art e i requisiti modesti si traducono in un gameplay fluido, con framerate stabile anche durante le battaglie più affollate e tempi di caricamento ridotti.
Il titolo non ha ancora la spunta “Steam Deck Verified” su Steam, ma la compatibilità è piena: i controlli sono pensati per gamepad e i Quick Time Event ritmici rispondono in modo reattivo, con vibrazioni che aiutano a percepire il beat. L’unica nota riguarda l’interfaccia: su schermo da 7″ alcuni testi e icone sono un po’ piccoli, ma dopo pochi minuti ci si abitua e resta tutto leggibile.
Durante le mie sessioni ho riscontrato solo qualche piccola imperfezione ereditata dalla versione PC:
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qualche typo nei testi,
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animazioni occasionalmente mancanti per certe mosse,
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rari glitch visivi su elementi dello scenario,
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un paio di finestre di dialogo Yes/No senza indicatore visibile, risolvibili con il touchscreen.
Nulla che abbia rovinato l’esperienza, e anzi sono tutti dettagli che il team ha già dichiarato di voler sistemare con patch successive.
Sul fronte autonomia, Fretless è leggero: con luminosità media e volume al 50%, ho fatto sessioni di circa 3-4 ore senza ricaricare, perfette per “un concerto” portatile. Il supporto al cloud save permette inoltre di continuare senza problemi su PC fisso.
In breve, se volete godervi Fretless in mobilità, lo Steam Deck è una scelta eccellente: il feeling di suonare le vostre combo di riff comodamente dal divano è impagabile.
Fretless – The Wraith of Riffson / Conclusioni
Fretless – The Wrath of Riffson è uno di quei giochi che riescono a conquistarti per la loro personalità. Parte da un’idea bizzarra e la porta fino in fondo con coerenza e passione.
Non è un titolo monumentale: la trama resta leggera, la durata è contenuta e qualche bug minore c’è. Ma per come l’ho vissuto, questi non sono veri difetti: la leggerezza narrativa si sposa bene con il tono spensierato, e la brevità, unita al prezzo onesto, evita filler inutili e lascia quella sensazione rara di “ne vorrei ancora”.
Il merito più grande di Fretless è far percepire la musica non come un semplice accompagnamento, ma come parte integrante dell’esperienza di gioco. Ogni carta-riff, ogni assolo, ogni piccolo suono ambientale è pensato per dialogare con il giocatore, creando un flusso che ti spinge a combattere “ancora un paio di battaglie” prima di spegnere lo schermo.
Per me è stato un viaggio breve ma intensissimo, perfetto su Steam Deck, e uno di quei rari casi in cui l’esperimento di mescolare generi diversi non solo funziona, ma ti fa sperare che qualcuno decida di replicarlo. E magari, la prossima volta, con un bis ancora più ricco.
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